Ebbe come capitale Aquila, il cui territorio provinciale corrispondeva all’estensione di detta amministrazione. I distretti erano: Aquila, Cittaducale, Sulmona, Avezzano.
I d'Alessandro nel Pescarese
Nella provincia di Pescara alcune terre, a metà seicento, risultano essere intestate ad una famiglia d'Alessandro (d'Alesandro). Lo si evince dall'opera “Nuova situazione de Pagamenti fiscali de carlini 42 a foco delle Provincie del Regno di Napoli & Adohi de Baroni, e Feudatarij” fatta dal primo gennaio 1669 per la Regia Camera della Sommaria su ordine di D.Pietro Antonio de Aragona. Vi risultò iscritto, quale feudatario intestatario di terre, D.Giulio d'Alessandro. Costui potrebbe identificarsi nel Giulio del ramo della Castellina (nato il 19 giugno 1659 e sposato il 29 luglio 1685 con Antonia Capace di Luigi Capace, nonché morto il 28 gennaio 1714). Giulio d’Alessandro, difatti, viene menzionato per la dovuta tassazione in quanto titolare delle terre:
1. di Alanno, con adoha pari a 5.5.1/2 e portolania 3.3.3 (pg.391); 2.di Brittoli,con adoha 1.4.3 1/2 e portolania 1.1.12 (pg.392);
3. di Celera, con adoha 1.18 portolania 4.5.1/2 (pg.394); 4. di Civita Quana e Ginestra,con adoha 3.9.1/2 e portolania 2.1.2 (pg.413);
5. di Cugnolo, con adoha 1.8.1/2 e portolania 3.18 (pg.394); 6. di Carpineto, con adoha 2.1.7 1/2 e portolania 1.3.3 1/2 (pg.394); 7.di Catignano, con adoha 2.3.5 1/2 e portolania 1.4.10 1/2 (pg.396).Quest'ultima proprietà feudale risultò intestata oltre a Giulio, anche a Giovanni Berardino e Francesco d'Alessandro. A fine '600 Catignano risultò,poi, venduto ad Ignazio Leognani Ferromosca, duca di Alanno(altra terra acquistata ai suddetti d'Alessandro), il quale la alienò a favore di Ignazio de Dura, duca di Collepietro (G.Bono, Le ultime intestazioni feudali nei Cedolari degli Abruzzi, Napoli 1991).Questa presenza dei d'Alessandro in Abruzzo Ultra è da individuare, ancora,sia per l'epoca di sviluppo che per la provenienza. Poco distante da questi territori, già dal 1505, il nucleo dei d’Alessandro abruzzesi annovera l'illustre figura del vescovo Alessandro in Valva, personaggio legato familiarmente al cardinale Colonna (“Appunti dall’Archivio Cassinese” registro I° delle Prepositure pg.59).Costui fu preposto nella chiesa di S.Pietro al Lago di pertinenza del monastero cassinese, al quale pagava annualmente il censo di ducati 12.Alessandro d’Alessandro mantenne la suddetta carica fin dopo il 1516.
I d'Alessandro nell'Aquilano
Nella provincia Aquilana, pure, si rinvengono altri nuclei familiari d'Alessandro, come in Pratola Peligna, i cui esponenti risultano presenti già dagli inizi del '700 (con Ambrosio). Altra antica famiglia d'Alessandro si affermò in Barisciano, già dal XVI° secolo, con discendenza nota da metà '700 (con Pasqualeantonio). Altri d'Alessandro di Caporciano, con capostipite noto Gio.Pellegrini, sposatosi nel 1617 con Mita Rubeis (seppur esiste pergamena lasciapassare di Berardino d'Alessandro,datata 1574), ebbero lunga discendenza nonché esponenti "possidenti" e "notai".Lo stemma in pietra, esistente presso la dimora di detta famiglia,è rappresentato da due pecore-capre, attraversate da una banda trasversale.
Gli Alessandri di Fagnano/Aquila
Queste figure araldiche, tra l'altro, si potrebbero ricollegare all'arma degli Alessandri (d'Alessandro), baroni di Fagnano e nobili dell’Aquila, discendenti dagli Alessandri (Alexandri, tradotto dal genitivo latino “di Alessandri” e quindi d’Alessandro), presumibile ramo cadetto della citata nobile famiglia fiorentina degli Alessandri. Non è cosa nuova che la città dell’Aquila, per la sua importanza economica nel regno di Napoli, è stata nel corso dei secoli luogo di attrazione di rami cadetti di famiglie importanti della Toscana e di altri Stati. Il G.B. Di Crollalanza nel suo “Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane” di fine ‘800, difatti, cita tali Alessandri di Aquila quale famiglia “patrizia di Aquila e feudataria di Fagnano, si estinse verso metà del XIX secolo” ed avente per arma “spaccato: nel 1°d’azzurro, alla pecora bicipite al naturale; nel 2° di verde”. Il Candida Gonzaga nelle “Memorie delle famiglie nobili delle Provincie napoletane”, sempre sul finire del XIX secolo, commise comune errore di far rientrare Fagnano nelle baronie possedute dal nobile casato napoletano dei d’Alessandro. Invece, il feudo di Fagnano nel 1653 fu venduto dai Capponi di Amatrice a Francesco Alessandri dell’Aquila, i cui discendenti lo tennero per almeno sedici anni. Appartenne a questa famiglia Alessandri/d’Alessandro, Gio.Giuseppe, che nella sua opera “Scielta di Poesie in ossequio della Maestà del Gran Monarca delle Spagne Filippo V”( edita in Napoli nel 1705) si dichiara “patrizio Aquilano, barone di Fagnano”,con cognome già trasformato in d’Alessandro. Costui, in qualità di erede, dovette concordare nuova vendita con la baronessa Francesca Capponi Rivera (su cui vi fu Regio Assenso del 5 aprile 1701), "legalizzando la precedente e contestata vendita fatta dal barone Marcantonio Capponi al fu Francesco d'Alessandro per la somma di 8571 ducati, con il patto di pagare alla baronessa altri 1000 ducati"(G.Bono, Le ultime intestazioni feudali..op.cit.pg.66).La baronia passò, poi, a morte di Giuseppe (+16 agos.1707), al di lui nipote Francesco, figlio di Zenobio Alessandri.Suo erede fu Odoardo, morto Francesco (+2 nov.1772) con decreto di preambolo della Gran Corte della Vicaria in data 13 gennaio 1773. Seguì Giovanni Emilio Alessandri, con decreto di preambolo della G.Corte della Vicaria del 29 novembre 1778 che lo dicharò successore in feudalibus,in qualità del defunto fratello (+24 sett.1778).
Si rinvengono, inoltre, in Aquila un Biagio d’Alessandro (Alessandri) con suoi eredi “dottor Giovanni Antonio, chierico Giovanni Battista, Carlo ed Alessandro”, per una successione avvenuta “con decreto della Gran Corte della Vicaria, firmato dal giudice Muscettola” in data 20 luglio 1647 (“Notizie tratte dai giornali copiapolizze degli antichi banchi intorno al periodo della rivoluzione napoletana del 1647-48” di F.Nicolini V.I°,1952, pg.269). Si riferisce di una lettera di cambio del 6 luglio 1647 “emessa nell’Aquila da Giovanni Battista Alessandri, per valuta ricevuta da Giovanni Giacomo de Marino”(op. cit. pg. 177). Contemporaneo visse altro Biagio d’Alessandro, arciprete aquilano “ed accademico Velato.Un suo Epigramma latino sta in fine della Laurea Austriaca di Antonio Alfieri. Aquila 1675 in 4°. Ed un suo Sonetto in fine delle poesie di Gio.Canale. Napoli 1694 in 12°"(“Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori napoletani fioriti nel secolo XVII” di C.Minieri Riccio, Napoli 1877, pg.17). I d’Alessandro/Alessandri aquilani si sarebbero estinti a fine XIX secolo come scrisse il menzionato Crollalanza, e tra gli ultimi esponenti potrebbe annoverarsi Marianna d’Alessandro, coniugata con Gaetano di Eligio Malizia (nato a Boxano 1762), nonché una Adelaide e Maddalena.
Infine, si rinviene una presenza di d'Alessandro a Pescocostanzo, da fine '500 con loro prestigiosa dimora.Tra questi vi fu Berardino d’Alessandro, maestro artista che insieme a Falconio realizzò il soffitto ligneo nel 1637-39 della chiesa di S.Maria del Suffragio di Pescocostanzo.
A Sulmona Rodolfo d'Alessandro,negli anni '30 del novecento chiese ed ottenne dalla Consulta Araldica l'autorizzazione ad aggiungere al proprio cognome quello della moglie, la nobile Maria Tabassi di Federico, barone di Musellaro.