Non sono stati ritrovati ,fino ad oggi, documenti d’archivio attestanti la data di acquisizione o di costruzione del Palazzo d’Alessandro di via Nardones in Napoli. Risulta, invece, che il Duca Giuseppe d’Alessandro (1656-1715) risiedesse sul finire del XVII° sec. nei pressi della suddetta via e secondo alcune fonti storiche “in una suntuosa dimora sita in via S. Anna di Palazzo” (zona via Toledo). Questo riferimento biografico viene, però, precisato da un documento archivistico di Casa d’Alessandro.
Nell’inventario del 12 ottobre 1715 dei beni immobiliari, rurali e feudali ereditati a morte di Giuseppe dai figli Ettore e Consalvo, risulta iscritta “altra casa palaziata con diverse botteghe emagazeno di vino, sita in questa città, nella strada di Nardò e proprio avanti la Venerabile Chiesa di S. Francesco Saverio, nella quale abitava detto Sig. D.Giuseppe...”.
Altra testimonianza della presenza del Duca Giuseppe e dei suoi figli nel quartiere in questione (via S.Anna-via Nardò-Chiesa S.Francesco S.) perviene dall’attestazione del suo decesso, in data 11 agosto 1715, ad opera del reverendo D. Gennaro Cappa coadiutore della Chiesa di S.Anna di Palazzo.
Per tutto il XVIII° secolo la residenza principale di Casa d’Alessandro è presso il Palazzo di via Nardones. Nascite e morti vengono registrate e celebrate nella locale Chiesa di S. Anna di Palazzo.
Il Duca Nicola Maria I° (1726-1764), figlio di Ettore, risulta esser deceduto il 9 dicembre 1764 nella dimora di Famiglia di via Nardones, come testimonia D. Stefano della Saponara coadiutore della predetta Chiesa di S.Anna di Palazzo.
Notizie sulla gestione finanziaria dell’immobile si rinvengono ai tempi in cui era vivente il Duca Pasquale Maria d’Alessandro (1756-1816). Risulta, infatti, che dall’immobile in questione si ricavasse circa 3.000 ducati per “pigioni”.
Nel 1786 il Duca Pasquale si indebitò per circa 70.000 ducati con il Monte di Scipione Caracciolo di Ciarletta, somma che investì per riedificare il “ vasto comprensorio di case posto rimpetto alla RealChiesa di S.Ferdinando...”(ex S.Francesco Saverio). Fu convenuto un pagamento iniziale annuo di 6.000 ducati a favore del detto Monte, scalando “sorte ed interessi”, a fronte di una serie di garanzie patrimoniali e rendite di Casa d’Alessandro. A lavori ultimati, il Duca Pasquale occupò con i suoi familiari l’intero appartamento del primo piano nobile con accesso riservato dal vico Carminiello a Toledo n.5 (oggi, Carlo de Cesare).
Tra il 1776 ed il 1782 l’appartamento, di cui sopra, era stato anche finemente affrescato e decorato ad opera dei doratori Francesco e Giuseppe de Luca, nonché Nicola Sciarra e sotto la direzione lavori del Regio ingegnere Pasquale de Simone. Altro documento d’archivio del Banco di Napoli, datato 1787, cita il pagamento a Gabriele Castellano, ex modellatore-stampatore della Fabbrica Reale di Caserta, di ducati 50 da parte del Duca di Pescolanciano per una serie di modelli (tra cui “7 busti di figure,8 di teste, 2 testoline, 24 bassettoni,3 urne di una vasca per fontana con uno scoglio in mezzo con 3 scorfani,e puttini, e due leoni per piedestallo della medesima”) destinati ad abbellire il palazzo, decorando il cortile o una terrazza giardino.
In un recente libro di E.Nottebella, “Napoli Giacobina”, si fa riferimento (p.144) al palazzo, quando accennando agli avvenimenti politici del napoletano nel 1794 - sotto l’espansione delle nuove ideologie rivoluzionarie e riformiste - si menziona l’esistenza di un circolo giacobino in un appartamento del detto immobile. ”Esistono circoli di commercianti francesi, quasi tutti favorevoli...continuano a persistere logge massoniche,a cui partecipano anche napoletani, ma i loro rapporti sono scarsamente significativi. Ai commercianti ed ai banchieri francesi, fino dal 1785, è consentito di aprire un circolo in un appartamento del Marchese (Duca) di Pescolanciano a discorrervi di negozi esteri e propri e divertirsi in giochi permessi e di volta in volta con accademie di balli e musica”.
Nel 1782, in occasione del loro viaggio turistico nella città partenopea, la coppia imperiale lo Zar Paolo I° delle Russie e la consorte Maria Theodorowa furono ospiti nel palazzo d’Alessandro dal Duca Pasquale. Furono alloggiati nell’appartamento al piano nobile. Successivamente alla loro dipartita il Duca fece erigere un monumento marmoreo in ricordo dell’illustre soggiorno di sua Maestà Imperiale lo Zar delle Russie.
Il 5 gennaio 1798 con altro istrumento fu convenuto che “il pagamento annuale dovesse essere diducati 5.000” a favore del Monte del Caracciolo, il cui residuo credito ammontava a 48.155 ducati, e con un’ulteriore dilazione di pagamento per altri 10 anni.
Il 10 giugno 1798, di domenica ed intorno alle ore 21, un infausto incendio colpì il Palazzo d’Alessandro di via Nardones. L’immobile fu ridotto ad un cumulo di macerie. Al riguardo si tramanda, presso i discendenti di Casa d’Alessandro, che si trattò di atto doloso eseguito da cospiratori antimonarchici intenzionati a distruggere carteggi e processi politici custoditi da Magistrati napoletani del governo Borbonico, dimoranti nel medesimo fabbricato. E’ probabile una correlazione dell’incendio con le agitazioni politiche, sorte nella capitale. In questo periodo, difatti, si andava concludendo uno dei più importanti processi nel Regno contro i congiurati giacobini con indizi raccolti dal 1715, tra questi: il Serra di Cassano, i Pignatelli di Strongoli, Mario Pagano, Francesco Conforti. Si è, anche, giunti ad ipotizzare che i giacobini, nonostante la presenza di un loro circolo, intendessero colpire, come azione dimostrativa, l’immobile prestigioso di un aristocratico legittimista e, non a caso, anche cavaliere dell’Ordine di Malta dal 1794. In quegli stessi giorni si consumava l’attacco a quest’Ordine con l’occupazione dell’isola di Malta, al 12 giugno 1798, da parte della flotta francese, per diritto antico di proprietà del Re delle Due Sicilie e ritenuta presidio della “reazione”. Inoltre, si aggiunga, che si attentò a questa dimora ed al suo proprietario forse anche perché, nel 1797 il medesimo Duca aveva accolto come ospite lo Zar Paolo I, divenuto principale esponente e fautore della coalizione europea, antifrancese.
Benedetto Croce menziona l’episodio del disastro in un articolo della rivista Napoli Nobilissima, ricordando la vana e disperata corsa del Duca al Palazzo, ove si “buttava tutto abbasso”.
Con l’incendio vennero distrutte e si persero testimonianze di famiglia di estremo valore storico:
-parte della quadreria (specie quella relativa ai ritratti degli antenati ,risalente anche al XIV°sec.);
-arredamenti di prestigio ed oggettistica varia;
-museo pinacoteca;
-armeria;
-parte dell’Archivio della Casa Ducale d’Alessandro.
Si tramanda, inoltre, la perdita di casse contenenti monete d’oro e d’argento, custodite nelle mura del palazzo.
Il 17 luglio 1798 il Duca Pasquale si rivolse supplicante allo Zar delle Russie Paolo I°, a cui indirizzò più missive (in varie lingue straniere, oggi custodite presso l’Archivio di Stato d’Isernia), raccontando la dinamica della funesta perdita dell’immobile valorizzata in 150.000 scudi e chiedendo finanziamenti. La richiesta del Duca non trovò riscontro da parte del Sovrano russo, in quanto costui, evidentemente allora era implicato nella preoccupante situazione politica europea, sconvolta dalla Rivoluzione Francese e dalle successive guerre condotte da Napoleone, ma anche perché lo stesso Zar appena nel gennaio 1801 veniva assassinato.
Tra il Giugno-Luglio 1798 il Duca Pasquale, per le disgrazie sofferte, fece richiesta all’Intendenza Allodiale di Napoli per l’autorizzazione a contrarre debito di ducati 30.000 onde poter riparare i danni e restaurare l’immobile, ”impiegando beni feudali, suppellettili a maggiorato, fedecommessi come cautela ma con dispensa dalla ritualità”.
La supplica a S.M. fu presentata all’Intendenza Generale Stati Allodiali nella persona di Di Gennario (il Duca di Cantalupo, consigliere del Superiore Consiglio di Finanza e Gentiluomo di Camera di S.M. il Re).
Il 25 Luglio 1798 pervenne risposta, che fu “non sia regolare dispensarsi dalla ritualità” e che prioramente “era da estinguere il debito col Monte di Caracciolo di Ciarletta per l’istessa causa”.
Nell’Ottobre 1798 il Duca Pasquale rinnovò la supplica per essere autorizzato a contrarre un debito di ducati 40.000, con Banchi e Monti, sempre per l’incendio del Palazzo. Per l’occasione,vennero fatti accertamenti sulla situazione economica del D.Pasquale. Furono, così, esaminate le possibilità finanziarie del Duca Pasquale “per affrontare le spese dovute agli artefici, che avevano costruito il vasto comprensorio di case”.
Il 28 Novembre 1798 vennero, poi, avanzate da persona consultata (Notaio) proposte per concedersi il prestito con particolari condizioni a garanzia del R.Fisco Allodiale (10 Novembre 1798). Alcune proposte furono fatte dal Notaio Capobianco al Duca di Cantalupo, Intendente Gen. Dei R.Stati Allodiali. Il Duca accettò, infine, questi fatti ed i vincoli posti ai suoi beni, descritti in specifico elenco., per la garanzia e l’ipoteca.
Vennero promesse al Duca erogazioni di ducati 12.000 da parte del R.F.Allodiale, esclusivamente per fare lavori di rifazione della casa incendiata. Quest’ultimo si impegnò a pagare ratei di 480 ducati annui in Napoli, rispettando varie clausole a cautela del prestito. Detto contratto fu firmato dal Notar Capobianco, obbligando il Duca Pasquale e suoi eredi verso R.F.Allodiale, in persona dell’Ecc.mo Intendente Generale.
Il Duca Pasquale si interessò, in data 23 Dicembre 1798, della vendita di un appartamento nel Palazzo di V.Nardones, il cui ricavato fu versato a scomputo dei 12.000 ducati di debito di spettanza della R.F.Allodiale.
Soltanto il 2 Gennaio 1799 si giunse alle conclusioni ed ai calcoli sull’avere e dare circa il prestito concesso.
Il Palazzo di via Nardones fu ricostruito, subito dopo, dallo stesso Duca Pasquale nel 1800, con autorizzazione reale dell’architetto Vanvitelli.
Nel XIX° secolo alcuni figli del Duca Pasquale nascono e vivono nella suddetta dimora. Le figlie M.Gaetana (1781-1833), M.Luisa (1790-1883) e Carolina (1799-1846) risultano iscritte nel libro delle nascite della Chiesa di S.Anna di Palazzo.
Nel 1820 il Duca Nicola Maria II° (1784-1848) alienò il Palazzo d’Alessandro di via Nardones, insieme a tutti gli altri Palazzi gentilizi posseduti in Napoli (S.Lucia, Fuorigrotta), per poter arginare i crescenti fenomeni di serie e critiche difficoltà economiche del Casato.
Nel 1782, in occasione del loro viaggio turistico nella città partenopea, la coppia imperiale, composta dallo Zar Paolo I delle Russie e la consorte Maria Theodorowa, furono graditi ospiti, nel palazzo d’Alessandro, del duca Pasquale. In una lettera scritta di suo pugno, il duca riferisce la suddetta notizia e cioè “(…) Allorché V.M.I. fù colla Sua Augusta Consorte ad albergar nella di lui casa in Napoli si degnò farlo assicurare che in qualunque tempo od egli od alcuno di sua famiglia si accosterebbe supplice al Vostro Soglio (…) Quella Casa di proprietà del Supplicante, nella quale albergo V.M.I. in Napoli quella casa, che per questa Gloria su tutte le altre distinguevasi”( Archivio Centro Studi d’Alessandro, Lettere di supplica del Duca di Pescolanciano a S.M.I. Paolo I, Napoli 1798,p.1-3. Esistono più copie di dette lettere, scritte anche in lingua francese ed inglese, indirizzate allo Zar. Trovasi scritto quanto segue nell’introduzione di una lettera: “(…)la Maestà Vostra Imperiale per eccesso di Vostra Sovrana Clemenza si benignò farli arrivare per mezzo del Presidente Spinelli suo suocero”). Furono costoro alloggiati nell’appartamento al piano nobile, con i suoi splendidi affreschi e stucchi decorativi, affacciante sulla piazza S.Ferdinando. Successivamente alla loro dipartita, il duca fece collocare nel palazzo stesso, un monumento marmoreo in ricordo dell’illustre soggiorno di sua Maestà Imperiale, lo Zar delle Russie. Dai citati documenti, difatti, si rinviene che “(…) un Monumento il supplicante innalzato vi aveva affin di tramandarne a’ posteri la Memoria di una Grazia singolare cotanto”. In altra lettera,poi, vi è scritto “(…) La memoria stessa, o Signore nomme che la fortunata avventura di esser servita la Casa dell’Oratore all’Albergo della M.V.I. in Napoli avea egli incisa in duro marmo, e dedicata ai fasti di sua discendenza in quell’appartamento medesimo, che fu dalla Imperial Vostra Persona per alcun tempo decorato, e con culto de’ più religiosi affetti onorava ogni giorno”. Questo monumento marmoreo fu fatto erigere il 17 settembre 1797.