Alessandro o d’Alessandro: Di questa famiglia, che il Galluppi vuole originaria di Napoli e decorata del titolo di barone della Giarretta, troviamo un Giacomo tra i cavalieri di Randazzo nel 1238 (Silvestri, Carini, De Rebus Regni, pg.480), un Giovanni tra i cavalieri di Monte S.Giuliano nello stesso anno (ibidem, pg.341), un Bonsignore senatore di Messina nel 1473 ed infine un Filippo che, con privilegio dato a 17/12/1681 esecutoriato a 17/3/1682, ottenne il titolo di conte di S.Adriano. Detta famiglia possedette pure la baronia di Mangalività e Butti, passati nel 1716 in casa Berrittelli, baroni di Spataro.
ARMA: D’oro, al cavallo bucefalo corrente di nero.
Tale ramo è ritenuto, dai vari araldisti, di origine napoletana in quanto il suo presunto capostipite, Guglielmo Alessandri o de Alexandri, proveniva dalla città partenopea. Il Mugnos (F.Mugnos, Teatro genealogico delle famiglie nobili del fedelissimo Regno di Sicilia, Palermo,1647,p.42) aggiunse che costui e suoi familiari erano annoverati tra le nobili famiglie di Napoli del sedile di Nilo. In realtà, il suddetto personaggio appartenne alla nota famiglia fiorentina degli Alessandri dell’arte della lana, che si staccò con proprio nomen e blasonatura (pecora in argento con due teste in campo azzurro) dal ceppo principale degli Albizzi nel 1372. Guglielmo, figlio di Antonio, nacque il 10 gennaio 1467.Risiedette a Napoli, probabilmente come quei tanti esponenti fiorentini legati alle attività mercantili e bancarie, nella seconda metà del ‘400, durante il quale soggiorno ottenne da l’allora re aragonese Alfonso II il feudo baronale della Giarretta in Sicilia, fissando ulteriore dimora in Catania con la sua famiglia (sposò Lucrezia Bacciani nel 1502). Seppur la genealogia di Casa Alessandri menziona i vari incarichi governativi da lui assolti (manoscritto Biblioteca Nazionale Firenze)in Toscana a far data dal 1504 (potestà dell’Impruneta, vicario di S.Giovanni e Valdarno, Capitano di Volterra), una sua progenie conservò proprietà e predicati anche dopo la morte del citato Guglielmo in Pistoia nel 1517 (Il Blasone di Sicilia ossia raccolta araldica, Catania, 1988,Franco Amato Editore). E’ probabile, quindi, che tale discendenza decise di adottare come arma agnatizia il "cavallo bucefalo nero, corrente in campo d’oro con un corno d’argento in fronte"(F.L.Tarantino, Famiglia d’Alessandro di Pescolanciano, origine dello stemma, in rivista Il Patriziato, anno VI, n.9, sett.1903,p.485).
Inoltre, da tale ramo, ancora esistente sul finire del XVI sec.,Filippo d’Alessandro (Felipe de Alejandro) di Tommaso ottenne la contea di San Antonio e San Adriano nei pressi di Messina il 17 dicembre 1681 (titulos concedidos por monarcas espanoles en Sicilia,p.1027) con privilegio esecutorio del 17 marzo 1682 di re Carlo II (F.E.Gaetani, Della Sicilia Nobile, Palermo,1759,p.259).Costui sposò Vincenza Lentini. Va segnalato, in proposito, che nella discendenza degli Alessandri, vi è un pronipote del suddetto Guglielmo di nome Filippo, nato nel 1657 e morto nel 1739. E’ certo che il di lui figlio Antonio d’Alessandro fu investito della contea di S.Adriano il 2 aprile 1692, acquisendone il predicato di conte dopo la morte del padre. La di lui sorella sposò Giuseppe Lancia, primo duca di Brolo (22 novembre 1674). Questo feudo della provincia messinese passò poi a Michele Amari il 7 maggio 1722 per alienazione (F.San Martino De Spucches e M.Gregorio, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origine ai nostri giorni 1925, Vol.VI, Palermo,1929,p.410) della R.Corte. Invece, secondo le note storiche di Giuseppe Luigi d’Alessandro, presenti nell’istanza del 1899 di riconoscimento nobiliare alla Consulta Araldica del Regno, tale Filippo di Gaetano conte di S.Adriano fu cugino di D.Giuseppe Duca di Pescolangiano. Alla morte del citato figlio Antonio nel 1710 succedette il di lui fratello Domenico cui succedette il figlio Luigi e a Luigi la figlia Anna d’Alessandro, che sposatasi a D.Antonio Lavaggi fece D.Angelica Lavaggi d’Alessandro, la quale perché senza erede, con atto stipulato il 5 novembre 1807 in notaro Onofrio Marchese..nominava suo erede e successore D.Gaetano d’Alessandro figlio dell’Ill.mo D.Giuseppe di Pescolangiano, suo parente. Probabilmente fu indicata la successione nel solo titolo e non nel feudo. Lo stesso,però, in nota successiva sulle ascendenze familiari annotò che vi è l’atto di solenne promessa del padre di mia madre l’Illmo Cav.D.Giovambattista Paternò Di Gregorio, che sposassi con la signora D.Rosalia Amari figlia di D.Rosario de’Conti di S.Adriano. Questa famiglia era annoverata ancora nel corso dell’800 nel Blasone di Sicilia di V.Palizzolo Gravina (Palermo,1871-75), nonché da G.Galluppi nel Dizionario delle famiglie nobili siciliane e Nobiliario della città di Messina (Napoli, 1877). A.Mango di Casalgerardo nel Nobiliario di Sicilia (V.I, Bologna,1970,p.51) ha citato pure le baronie di Mangalività o Mengaliviti, di Butti e di Triari (lago),collocate tra Catania e Messina, intestate a Sigismonda d’Alessandro, vedova di Francesco Romano, nell’anno 1670.Queste proprietà feudali furono poi cedute da Domenico d’Alessandro a Santo Berritelli per giungere agli Spinotto nel 1747 ed infine ai Lanza (1798). Infine, va ricordata la ricerca dello studioso Saverio Acierno (Famiglia d’Alessandro di Pescolanciano,Triolo,Sessa e Maraffa-Sicilia, in Il Patriziato, anno VI,n.5, maggio 1903,p.292), il quale sostenne che il titolo principale di questo ramo dei d’Alessandro, cioè Conti di S.Adriano,fu in seguito con decreto cambiato da Ferdinando I di Borbone,Re di Napoli e Sicilia, con quello di Lampisio, feudo posto nel territorio di Villabate in Sicilia; anno 1810.
Secondo la ricostruzione genealogica presentata da esponenti di questo ramo dei d’Alessandro alla Consulta Araldica del Regno d’Italia nel corso del XX secolo, si trapiantò in Palermo un cadetto dei Pescolanciano nella seconda metà del ‘700. Detto capostipite del ramo palermitano fu Giuseppe "Antonio, Vincenzo, Francesco, Fabio, Geronimo, Giovanni, Tomaso, Agapito, Giodonato, Ortenzio, Alessandro", il quale, secondo la certificazione dell’Arciprete curato di Pescolanciano, Angelo Del Matto, datata 10 settembre 1898 (con autentica notarile del 5 febbraio 1899 del notaio Nicola Gianfranco in Palermo), fu battezzato (come da registro parrocchiale dei nati e battezzati degli anni 1705 pagina 44, oggi smarrito) in Pescolanciano in data 8 aprile 1705. Giuseppe d’Alessandro, secondo la fonte accennata, risultò essere figlio dell’Eccellentissimo Signor Duca Don Giuseppe d’Alessandro, e della Ecc.ma Signora Duchessa Donna Anna Marchesano coniugi. Fu presente all’evento il Sig. Felice Mezzanotte, notaro della Terra di Frosolone, Procuratore dell’Ill. Signor D.Francesco Caraccioli Signore e Patr.ne della Terra di Pettoranello,nonché l’allora Arciprete, D.Cosmo Marinelli (documento non in latino autenticato da notaio, presentato con la pratica di aggregazione alla Consulta del 1896: Archivio di Stato,sez. Consulta Araldica,Roma, fasc. 2339). Secondo la documentazione raccolta dal suo discendente, l’allora istante Giuseppe Luigi d’Alessandro (direttore del circolo politico-artistico-letterario Era Nova di Palermo), che intese aderire all’ordinanza d’iscrizione delle famiglie nobili siciliane del Consiglio dei Ministri in data 25 marzo 1896, aggiunse circa il suddetto capostipite (confuso,inizialmente, con il secondogenito del duca Giuseppe, Consalvo Giuseppe,nel suo cenno cronologico sulla famiglia) essersi coniugato il 17 febbraio 1737 con donna Rosalia Cicala, figlia di D.Gaetano (generale dell’armata di re Carlo III, conte di Collesano e nobile palermitano) nel duomo di Palermo. La parrocchia di questa cattedrale ha poi certificato che nel libro dei Matrimoni del 1737, n.177, al n.143 del foglio 13 vi è annotato Die 17 februarii..Dominum Josephum d’Alessandro Pescolangiano habitante Panormi Innubam et Rosaliam Cigala Panormitanam Innubam..per verba de praesenti matrimonio coniunxit). Secondo la tesi presentata da Giuseppe Luigi, il citato Giuseppe (probabile terzo e non secondo figlio del duca Giuseppe d’Alessandro) lasciò la capitale partenopea nonché i suoi familiari, con cui era in lite, per recarsi a Palermo,seguendo, tra l’altro, re Carlo III di Borbone in qualità di suo consigliere, allorquando il sovrano nel 1785 si fece incoronare re di Napoli e Sicilia in detta città. Lo stesso d’Alessandro avrebbe poi seguito re Carlo a Madrid nel 1759, a seguito della successione regale a quel trono, vivendoci per un certo periodo e ritornando successivamente in Palermo. Sarebbe, quindi, morto a Pescolanciano nel dicembre 1796. D.Giuseppe fu insignito degli Ordini di Calatrava e S.Giorgio oltre al Toson d’oro. Alla sua discendenza appartenne D.Gaetano Maria Nicola d’Alessandro, battezzato nel duomo di Palermo il 26 agosto 1746, il quale divenne comandante della guardia nobile di S.M. Ferdinando I Borbone e sposò D.Rosalia Marocco il 21 febbraio 1789.Morì nella città nativa nel 1816. Il di lui figlio, D.Giuseppe Giovanni, nacque in Palermo il 30 settembre 1791 e sposò D.Giuseppa T.Furitano il 17 febbraio 1817.Fu gentiluomo di re Ferdinando II Borbone e morì in Palermo nel 1856.Discese,quindi, D.Giovanni Battista, nato nel 1831 in Villabate,che nel 1861 divenne ufficiale della Guardia nazionale e sposò D.Isabella Paternò il 17 giugno 1859, lasciando tre figli alla sua morte nel 1892. Il primogenito, cioè l’istante della Consulta Araldica, D.Giuseppe Luigi (10 dicembre 1860),nipote del Mons.D.Gaetano Vescovo di Cefalù e fratello di D.Cosimo sacerdote e D.Giuseppa, sposò il 10 dicembre 1890 D.Salvatrice Cervello,procreando D.Giovanni Napoleone, nato il 20 novembre 1891, D.Antonietta, 20 aprile 1898, D.Fabio Ettore C.,15 aprile 1900, D.Luigi Filippo,15 luglio 1902.
Va reso noto che fino all’epoca delle istanze presentate dal citato Giuseppe Luigi, gravose degli obblighi fiscali e piene di rettifiche ed integrazioni anagrafiche, (a far data dal 1896,97 e succ.) alla R.Consulta per il riconoscimento delle varie titolature nobiliari (quella paterna di nobili dei duchi di Pescolanciano, materna dei Paternò baroni di Villasmundo e marchesi di Sessa) non era conosciuta la vicenda di tale ascendente cadetto Giuseppe in Casa Pescolanciano. Soltanto lo studioso De Daugnon nella menzionata opera genealogica ottocentesca sulla famiglia d’Alessandro (FF. De Daugnon, La Ducal Casa dei d’Alessandro patrizi napoletani, Milano, 1880) accennò all’esistenza di tale terzo figlio maschio del duca di Pescolanciano,Gio.Giuseppe, inserendolo nell’albero familiare con il nome di Antonio senza alcun riferimento ulteriore.Lo stesso studioso in detta pubblicazione scrisse che tra le varie famiglie nobili che chiamaronsi col nome di d’Alessandro vi fu una seconda è in Sicilia, della quale vien fatta menzione da D.Filadelfo Mugnos, con riferimento al ramo catanese. Altra testimonianza di studio di quell’epoca di fine ‘800 sul ramo siciliano fu l’Enciclopedia Araldico-Cavalleresca di Goffredo di Crollalanza, edita in Pisa nel 1876-77, in cui comparve sul frontespizio lo stemma d’Alessandro con la didascalia Famiglia D’Alessandro di Pescolanciano,Palermo (vedi galleria dell’Istituto Araldico Italiano).
Detto Antonio,citato dal De Daugnon, non risultò invece essere stato menzionato da altro araldista, Serra di Gerace, nei suoi appunti genealogici sui d’Alessandro. Tanto meno, detto avo Antonio o Giuseppe non compare nell’elenco manoscritto parrocchiale dei vari esponenti di Casa Pescolanciano, di metà ottocento, conservato presso l’archivio familiare confluito nell’Archivio di Stato(Archivio di Stato d’Isernia,Fondo famiglia d’Alessandro di Pescolanciano,Fedi di nascita parrocchiale di diversi individui della famiglia d’Alessandro, autentiche,Pescolanciano-Arc.Lindoro Maselli, busta n.175 nf,Fascicolo 1516 n.8). In questo documento, invece, appare citato come figlio del duca Gio.Giuseppe il solo Consalvo con suoi altri nomi Ant.Vincenzo, Francesco, Fabio, Giuseppe, Girolamo, Tommaso, Agapito, Giovanni, Donato, Ortenzio, Alessandro figl. Dell’Eccmo Sig. Duca D.Giuseppe d’Alessandro, e dell’Eccma Sig.ra Duchessa D.Anna Marchesano coniugi,similari a quelli riportati nell’atto di battesimo del Giuseppe capostipite del ramo palermitano.Questo D.Consalvo d’Alessandro di Pescolanciano nacque l’8 aprile 1705, data coincidente a quella del suddetto siciliano.
Il duca Giovanni Maria d’Alessandro di Pescolanciano, sul finire dell’800, lasciò pure degli appunti genealogici sui diversi personaggi vissuti nel Casato, tratti dalla consultazione dei libri dei battesimi, matrimoni e morte della parrocchia di Pescolanciano (documenti persi in parte nel secondo dopoguerra). Nell’elenco riportato (Archivio di Stato d’Isernia, Fondo famiglia d’Alessandro Pescolanciano, Bisaccio delle Fedi Parrocchiali e Municipali delle nascite, matrimoni e morte di diversi individui di Casa d’Alessandro,busta 182 nf, fascicolo 1703 nf) sul manoscritto si conferma tra gli ascendenti del duca Giovanni M. il solo Consalvo, con questa nota: 1705 5 aprile nasce Consalvo, Antonio NB: per questo si sono trascritti tutti i nomi della fede di battesimo, perché questo sarebbe quel tale del quale il Siciliano D.Giuseppe Siciliano Conte di Lampisi, Paternò etc etc. Accertata la figliolanza del duca Gio.Giuseppe essere stata composta da 9 femmine e 2 maschi più il terzo citato dal Daugnon va pure sottolineato che il presunto capostipite del ramo palermitano, seppur allacciandosi all’atto presentato di battesimo menzionato, non poté comunque essere quel D.Consalvo, Antonio etc. Il cadetto Giuseppe d’Alessandro, che volle adottare -a memoria di questo ramo- il nome del padre tra i vari nomi battesimali e trasferitosi in Sicilia per motivi di carriera e forse di conflittualità familiare (al momento non è stata rinvenuta alcuna documentazione su presunte litigiosità successorie), potrebbe solo identificarsi con il terzogenito Antonio,rinvenuto dal detto Daugnon. Difatti, la Consulta Araldica non ebbe modo di esaminare le successioni testamentarie familiari del Casato Pescolanciano, specie quelle riferite ai personaggi tirati in ballo, quale il duca Gio.Giuseppe d’Alessandro (1656-1715) e suoi figli.
Il testamento del duca di Pescolanciano, Gio.Giuseppe d’Alessandro, apertosi il 26 ottobre 1715 in Napoli (Archivio di Stato di Napoli, Notai del 700, Notaio Giuseppe Maddalena, 1715, rif.394/14, ff.383-430) così nominò eredi Illmo ed Eccmo Sigr. D.Ettorre d’Alesandro odierno Duca di Pescolanciano figlio primogenito e coerede ab intestato nelli beni burgensatici insieme a Immo Sig. D.Consalvo d’Alesandrominore, esso Sigr.Duca D.Ettorre n’è stato dichiarato tutore, oltre alla moglie vedova Marchesani. Un atto notarile dell’agosto 1715, tra l’altro, riconosceva quali unici figli legittimi e naturali, il duca Ettore Fabio,primogenito maschio, e D.Consalvo di minore età così da essere sotto la tutela del fratello maggiore. Vi è poi riscontro pure degli altri figli e rispettive spettanze quando si accenna che il pagamento di D.i 1500 di sorte girarsi e pagarsi al Monte Manso di S.a Maria del Gesù di questa città in sody.faz.ne della dote ed elemosina dotale della Sig.ra D.Agata, seù D.Isabella d’Alessandro loro sorella utriunque, già ivi suore. In altro atto di dote matrimoniale dell’8 febbraio 1720 (Archivio di Stato di Napoli, Notai del 700, Notaio Giuseppe Maddalena,1720, rif.394/19, ff.63-66) tra il duca Andrea d’Alessandro della Castellina ed i cognati duca Ettore e D.Consalvo d’Alessandro di Pescolanciano si confermò,invece, un credito di 5000 in conto dalli D.i Venticinquemila, che d.i Sig.ri Duca D.Ettore e D.Consalvo costituiti in dote dell’Ill.ma Sig.ra D.Franc.ca d’Alessandro loro sorella. In questa documentazione successoria non vi è alcun cenno al fratello Antonio o Giuseppe trasferito in Sicilia. Inoltre, è opportuno confermare la non coincidenza nella stessa persona dei personaggi Giuseppe,trapiantato in Sicilia, e D.Consalvo, in quanto quest’ultimo morì in età giovanile il 14 maggio 1720 come da sua sepoltura nella tomba di famiglia (ex Tortelli) nella chiesa di S.Domenico Maggiore in Napoli, nonché da suo testamento. Difatti, il testamento di D.Consalvo d’Alessandro di Pescolanciano, redatto dal solito notaio Maddalena (Archivio di Stato di Napoli, Notai del 700, Notaio Giuseppe Maddalena, 1720, rif.394/19,ff.271-273), oltre ad indicare il luogo desiderato per la sepoltura e le preghiere in suffragio dell’anima, annotò che D.Consalvo testatore istituisco, ordino, e fò, e colla mia propria bocca nomino a me mio erede Universale e particolare il Sig. D.Ettore d’Alessandro odierno Duca di Peschiolanciano. Nessun altro familiare fu menzionato. In questo atto come in quello del 24 agosto 1720, in cui si confermò la dote alle sorelle Marta e Margherita (monache presso il convento delle Vergini della città di Nola), nonché in quello del 22 maggio 1729 di accettazione da parte del duca Ettore dell’eredità della scomparsa madre Anna M.Baldassarre Marchesani non vi è alcun richiamo al terzo fratello Antonio o Giuseppe. Il mistero su quest’ultimo figlio è così trapelato dai primi momenti che fu avanzata simile rivendicazione di appartenenza alla Consulta Araldica del regno d’Italia. Antonio fu forse un fratello gemello di Consalvo? Fu un figlio naturale, tenuto segreto dal contesto familiare?
Altre considerazioni scaturiscono dall’analisi di tutta la corrispondenza e documentazione presentata da Giuseppe L. d’Alessandro Paternò per l’allaccio nobiliare e suo riconoscimento a Casa d’Alessandro Pescolanciano,oggidì presente nell’Archivio di Stato in Roma nella su nominata sezione Consulta Araldica. (A) L’istanza dell’ottobre 1896 contiene un paragrafo, anno cronologico della famiglia d’Alessandro di Napoli e Palermo, in cui è citato Consalvo Giuseppe,che alla morte del padre portò sempre il secondo nome quale capostipite del ramo palermitano, sposatosi a Palermo con la Si.gra D.Rosalia Cicala; (B) l’istanza riformulata del 18 ottobre 1897, invece, riferì che la famiglia d’Alessandro, discendente dai Duchi di Pescolangiano di Napoli, fu piantata a Palermo l’anno 1696 da un Antonio d’Alessandro figlio secondogenito di D.Giuseppe , Duca di Pescolangiano, e di D.nna Anna Maria Marchesani Cavallaro, Da questo connubio ne nacque D.Giuseppe che l’anno 1737 il 17 febraio sposavasi al Duomo con D.na Rosa Cicala. In questa domanda Giuseppe Luigi d’Alessandro Paternò chiedeva il riconoscimento di nobile dei duchi di Pescolangiano, oltre quello di conte di Torrelampiso o Lampiso, detenuto dal nonno e poi padre e comunque di potere essere annoverato nell’elenco dei nobili di casa d’Alessandro di Napoli e Sicilia, nel libro araldico che esiste in questa R.Prefettura di Palermo; (C) l’istanza ripresentata il 4 febbraio 1899, perché respinta in quanto non conforme alle prescrizioni regolamentari, ripropose la figura di Giuseppe secondogenito del duca Gio.Giuseppe di Pescolanciano. Questa pratica fu opportunatamente ripresentata con apposita modulistica e tassazione pagata in data 20 maggio 1899, includendovi certificazione di nascita di D.Giuseppe 2°, nato a Pescolangiano il 5 aprile 1705 (stessa data di nascita di D.Consalvo)dal Duca D.Giuseppe di Pescolangiano e di D.Anna Marchesani. Non fu, invece, richiesto il riconoscimento dei titoli comitale di Adriano e Lampise. Lo stemma familiare presentato fu quello di un leone rampante in campo d’oro, con banda nera attraversante di sopra, portante tre stelle a cinque raggi leone rosso, stelle d’oro,corona di Duca.
Nel 1900 i documenti inviati alla Commissione araldica napoletana contenevano un albero genealogico della famiglia d’Alessandro di Palermo che riproponeva una discendenza mascolina del duca Gio.Giuseppe d’Alessandro di Pescolanciano composta da tre figli: Ettore Consalvo Giuseppe oltre alle sorelle. Oltre al nome riproposto di Consalvo, confuso con Antonio o Giuseppe, si confermò che la nascita del cadetto D.Giuseppe de’sopraddetti a Pescolangiano,il 5 aprile 1705,costui si sposò al Duomo di Palermo il 17 febraio 1737 con D.Rosalia Cicala de’ Conti di Collesano. La sentenza n.2339 del 27 gennaio 1901 della Consulta Araldica con il voto del Commissario del Re decretò che a Giuseppe Luigi d’Alessandro 1. non ispettare al chiedente l’eredità nobiliare dei Paternò di Sessa; 2 potersi con Decreto Ministeriale, a favore di Giuseppe Luigi d’Alessandro, secondo notazioni della tabella n.1664 riconoscere il titolo di Nobile dei duchi di Pescolanciano, trasmissibile ai discendenti legittimi e naturali, d’ambo i sessi, per continuata linea retta mascolina oltre all’iscrizione nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana. In quell’epoca, l’allora duca Giovanni Maria d’Alessandro di Pescolanciano, oltre ad essere preoccupatamente preso dai problemi di natura economica e politica, continuò ad estraniarsi dal contesto societario del nuovo regno d’Italia sabaudo tanto da rinunciare a formalizzare alcuna iscrizione della famiglia nel Libro d’Oro(seppur sempre riconosciuta dalle pubblicazioni araldiche dell’epoca). Probabilmente, nei primi tempi passò anche inosservata la notizia di questo inserimento dei d’Alessandro palermitani nell’edizione del Libro d’Oro del 1902, autorizzata con decreto ministeriale a firma Giolitti in data 8 marzo 1902. Tra l’altro, pur vedendosi respinto il riconoscimento dei titoli materni Paternò (marchesi di Sessa, baroni di Sciara, Villasmundo, Castiglione), lo stesso Giuseppe Luigi scriveva, nei ringraziamenti al Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno-Ufficio Araldico in Roma (lettera del 4 febbraio 1902) se mi potrebbe far sapere se il titolo di Barone di Marraffa, appartenente alla famiglia Furitano di Sicilia, è stato riconosciuto a qualche Furitano o non, poiché questo titolo l’ereditò mio fu padre dal lato materno, essendo mia nonna D.Teresa Furitano unica figlia superstite di D.Angelo Furitano Barone e Signore di Marraffa. Qualora risulta che nessuno si è finora presentato per averlo conferito o meglio riconosciuto sarò pronto a presentare l’alberetto genealogico ed i documenti equipollenti per averlo riconosciuto io. Seguì tassa per diritti da pagare alla Consulta di lire 60 per la pratica con n.ordine 8671-4 e successivo invio del diploma nobiliare.Furono,pure, pubblicati due articoli genealogici, seppur poco precisi, sulla famiglia d’Alessandro,comprensiva del ramo siciliano, che apparsero sulla rivista Il Patriziato del maggio 1903 (n.5) e del settembre 1903 (n.9).
In data 29 maggio 1924 Giovanni Napoleone, primogenito del defunto Giuseppe Luigi presentò alla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Consulta Araldica nuova domanda d’iscrizione della famiglia d’Alessandro palermitana con suoi fratelli, a seguito del R.Decreto del 20 marzo 1924 n.442, con elenco nobiliare già approvato con R.D. del 5 luglio 1921 n.972. In questa nuova disposizione governativa, essendo ormai defunto il duca borbonico Giovanni Maria d’Alessandro di Pescolanciano, i di lui eredi legittimi (sia del primogenito D.Nicola marchese di Civitanova, sia del secondogenito D.Fabio) provvidero a formalizzare l’iscrizione familiare del ramo principale dei Pescolanciano alla Consulta Araldica. Tant’è che per disguidi d’ufficio, il diploma attestante la titolatura ducale dei Pescolanciano con suoi predicati non giunse al diretto interessato, D.Giovanni di Nicola M. (nipote diretto del citato duca Giovanni M.), bensì all’omonimo siciliano Giovanni Napoleone che provvide all’inoltro alla Consulta per richiedere il suo attestato corretto.
Infine, sempre dalla documentazione dell’Archivio di Stato romano si rinviene che il 14 aprile e 19 settembre del 1950 Fabio Ettore, fratello di Giovanni Napoleone (residente in Ragusa), scrisse al Cancelliere della Consulta Araldica, ancora funzionante nella neonata Repubblica Italiana, per richiedere certificato nobiliare con il titolo di nobile dei duchi di Pescolanciano, come da Libro d’Oro pubblicato, Vol. IX p.21, e secondo il disposto dell’art.58 del Regolamento approvato con R.D. 7 giugno 1943 n.651.Tale documento gli fu spedito in data 6 novembre 1950.Di questi esponenti diretti e collegati alla pratica della Consulta Araldica, salvo una modesta corrispondenza di cortesia scambiata con taluni familiari del ramo principale nel corso del ‘900, si persero le tracce già negli anni ’60, senza sapere dell’esistenza di una loro discendenza. Tra gli anni ’70 e ‘2000 altri esponenti d’Alessandro di Palermo(vedi manoscritto allegato sotto), pur collegati a detto ramo cadetto, entrarono in contatto con familiari del ramo principale, acquisendo anche delle proprietà in Pescolanciano ed alcuni arredi.